ジャーナリスト・ダヌンツィオの「日本趣味」

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  • Le giapponeserie del D'Annunzio giornalista
  • ジャーナリスト ダヌンツィオ ノ ニホン シュミ

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抄録

<p>Poco dopo la maturita liceale, il giovane D'Annunzio si trasferi a Roma gettandosi subito nella vita mondana della capitale frequentando teatri e salotti privati mentre cominciava a scrivere poesie e a pubblicare su diversi settimanali e quotidiani articoli vari con noitizie sull' alta societa romana e recensioni sugli avvenimenti culturali, fra questi ultimi la moda delle giapponeserie. Fu cosi che nel giugno 1884 usci sul <<Capitan Fracassa>> un racconto intitolato Mandarina, la cui protagonista, un′ aristocratica vedova di Roma, soprannominata 'Mandarina' perche ha "questa curiosa affettazione di giapponesismo nelle vesti, nelle pose, perfino nella voce", ha un amico giapponese, un certo cavaliere Sakumi, di cui Madarina e quasi innamorata benche sia un uomo molto strano. Uno studio in tema di Maria Mimita Lamberti ha dimostrato come si possa sostenere che D'Annunzio avesse tratto diverse descrizioni degli arredi e della sfumatura dei colori da La maison d' un artiste di Edmond Goncourt. Dal confronto fra i due testi emergono in Mandarina tanti motivi e espressioni prese dal libro di Goncourt, spesso tradotte quasi letteralmente. Uno per tutti : la semplice trama del racconto, piu che ispirata ad un episodio raccontato nella Maison di Goncourt dove parlando del concetto dell' amore in Giappone vengono citate le critiche fatte da un giovane giapponese alle espressioni amorose francesi troppo dirette e libere, in D'Annunzio si capovolge creando una sorta di parodia di Goncourt stesso. Probabilmente all' inizio di maggio, D' Annunzio lesse un libro francese intitolato Poemes de la libellule ; una raccolta di poesie giapponesi tradotte da un giapponese, Saiongi, e riordinate secondo la metrica giapponese con l' aggiunta della rima da Judith Gautier. Compose allora una poesia giapponizzante Outa occidentale, raccolta dopo ne La Chimera, e scrisse una recensione intitolata Letteratura giapponese. Altra testimonianza delle giapponeserie in D' Annunzio e il suo primo romanzo Il Piacerc, del 1889, con la sua ambientazione negli anni 1885-1887, le giapponeserie nell' arredamento, il personaggio strano di Mandarima e il giapponese Sakumi, che, curiosamente, ritorna in questo libro con il suo "linguaggio barbarico" e con la sua fisionomia che sembra uscita dal pennello del grande pittore 'umorista' O-Kou-Sai(Hokusai). Acme di questa testimonianza e la sensazione che D' Annunzio attribuisca una certa qual valenza di richiamo erotico all' arredo giapponizzante come sfondo delle scene che alludono allo stato d' animo dei protagonisti. Elementi corroboranti sono pure altri due motivi orientaleggianti : uno e il paragone fiore-neve (forte e il richiamo a Victor Hugo e al Goncourt della Maison, ma forse anche alla poesia di Tomonori) ; l' altro e una specie di topos : il cielo bello come in Estremo Oriente, quello, per intenderci, che vedono Andrea e Maria all' ora del tramonto e "tutto roseo come un cielo dell' Estremo Oriente" o che si trova gia nel Taccuino del 1882 nella descrizione di un tramonto a Pescara, o ancora in alcuni articoli giornalistici e perfino nel romanzo Il Fuoco del 1898. A differenza del fenomeno dello 'japonisme' francese, molto significativo in campo artistico soprattutto dopo l' Esposizione Internazionale di Parigi del 1862, il Giappone per D' Annunzio rimane sempre limitato alla sfera della moda e del decoro. Pur possedendo i disegni e gli arredi giapponesi, come testimonia una prosa del 1936, il Giappone per D' Annunzio giovane era sempre anzitutto il Giappone di Goncourt e quest' esotismo, dalla durata piuttosto breve, come ogni fenomeno di moda non aveva in se motivazione sufficiente per giustificare un approfondimento nella formazione culturale del poeta. Nonostante cio, rappresentano</p><p>(View PDF for the rest of the abstract.)</p>

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